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Astrolabio
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In Profondità

Strategie di fronteggiamento della dipendenza

Dottore

Superare la condizione di dipendenza, richiede un lungo e complesso percorso di cambiamento personale che ha inizio quando il consumatore, presa la decisione di smettere, cerca i modi per concretizzarla. Ci sono diversi modi con cui una persona può uscire dalla dipendenza. Vediamone alcuni.


REMISSIONE SPONTANEA

Il tossicodipendente riesce da solo ad uscire dalla dipendenza in base ad alcuni elementi che fanno maturare in lui questa scelta. Tra questi elementi ci sono:

  • processi maturativi, per cui la tossicodipendenza si estingue spontaneamente quando il soggetto diventa capace di fronteggiare altrimenti i problemi che incontra;
  • stati emozionali disfunzionali, per cui l'idea di smettere inizia a prendere forma allorché il soggetto fa esperienze che lo toccano in modo molto negativo;
  • l'esperienza del "toccare il fondo", cioè quando una persone raggiunge il collasso fisico, psicologico e dei rapporti interpersonali allora decide di smettere;
  • stati emozionali positivi, per cui il soggetto riesce a trovare forti motivazioni positive per poter smettere;
  • una scelta razionale, maturata per porre fine ad una situazione di insoddisfazione propria dei tossicodipendenti.

INTERVENTI FARMACOLOGICI

Gli interventi con farmaci sostitutivi possono essere di due tipi: di disassuefazione e di mantenimento.

La disassuefazione implica la graduale riduzione dei dosaggi del farmaco impiegato (il metadone) consentendo al soggetto di raggiungere l'astensione dall'uso di droga nelle migliori condizioni psicologiche possibili. Il metadone (in forma di cloridrato sciroppo) è l'unico farmaco sostitutivo agonista autorizzato in Italia per la detossificazione. Il suo impiego è autorizzato solo nei casi di effettiva dipendenza fisica da oppioidi comprovata. E' somministrato in dosi scalari. Pur se molti pazienti riescono a raggiungere la condizione drug-free senza ricorrere a farmaci sintomatici o solo alle benzodiazepine, vi sono tuttavia dei casi in cui è opportuno utilizzarli (ansia, mialgie, dolori addominali, contrazioni muscolari).

Il trattamento di mantenimento si effettua per la cura della dipendenza cronica, per un periodo di tempo non definito e non limitato.

PRINCIPALI TIPI DI TRATTAMENTO IN AMBITO PSICOLOGICO

I trattamenti di tipo psicologico si possono classificare in due grandi filoni: quelli che si occupano dei problemi posti dall'abuso e dalla dipendenza, tramite diversi tipi di psicoterapie e quelli che li affrontano in modo diretto con tecniche comportamentali.

  • Le psicoterapie classiche.
    Interpretando la tossicodipendenza come sintomo di soggiacenti disturbi della personalità, le psicoterapie tradizionali stimolano il soggetto ad esplorare a fondo i suoi problemi fino a giungere ad una consapevolezza in grado di innescare processi di cambiamento personali. Questo trattamento, che per di più è di lunga durata, si è dimostrato piuttosto inefficace con i tossicodipendenti. Ciò dipende probabilmente dal fatto che esso richiede elevate motivazioni iniziali, capacità introspettive, riflessive e di verbalizzazione di cui nella maggior parte dei casi i tossicodipendenti non dispongono (per bassa scolarità, per il tempo trascorso nell'ambiente del consumo).
  • Gli interventi psicoterapeutici associati ad altri interventi.
    Prendendo come riferimento la pratica osservata nei Ser.T, vediamo che c'è un primo momento di accoglienza. Questo periodo è rivolto a ricevere il tossicodipendente con calore, ascoltandolo e aiutandolo a "reinstallarsi" progressivamente e in un mondo diverso da quello della droga. Il lavoro psicoterapeutico ha un ruolo di rilievo anche nella fase di disassuefazione che è caratterizzata da una profonda ambivalenza tra il continuare a farsi e la possibilità di smettere. Il soggetto è aiutato a contenere lo stato di disagio, la perdita di controllo personale. Si opera affinché il tossicodipendente migliori la qualità del suo funzionamento psichico, diminuisca il bisogno di assumere droga, possa intraprendere nuove relazioni. In molti casi dopo questa prima fase, si esaminano insieme al soggetto le diverse opportunità di continuare il percorso di cambiamento presso un Centro Diurno o presso una comunità, e a tal fine si cerca di individuare il contesto più appropriato ai propri bisogni.
  • Le psicoterapie familiari.
    Idea di fondo a cui si ispirano i diversi tipi di psicoterapia della famiglia è che la tossicodipendenza sia soprattutto sintomo di disfunzioni e conflitti di natura relazionale che generalmente riguardano l'ambito familiare. In alcuni casi è prevista un'estensione della terapia anche a quei parenti che entrano in stretto contatto con la famiglia. E' fondamentale infatti, riorganizzare i rapporti tra i membri di una famiglia disfunzionale: compito del terapeuta è quello di favorire nuove alleanze fra i membri della famiglia, ma anche nuovi modelli di comportamento in grado di modificare la rigida sequenza di quelli disfunzionali fino a ridurre e a eliminare il sintomo. Un tipo di terapia familiare (terapia familiare multipla), coinvolge settimanalmente dai 3 ai 15 nuclei familiari di tossicodipendenti che, contemporaneamente, partecipano a forme residenziali di trattamento che si propongono di attivare le capacità terapeutiche dei genitori favorendo un mutamento del loro atteggiamento educativo. La possibilità di condividere un'esperienza comune fatta di furti, di dolore, di spese inutilmente sostenute, crea le condizioni per un legame reciproco che favorisce un clima di sicurezza e di fiducia. La fase centrale della terapia è dedicata ad individuare il ruolo che la famiglia ha svolto, in termini di condotte manipolatorie e di relazioni disfunzionali durante la genesi della tossicodipendenza. All'inizio della terapia i genitori tenderanno a proteggere il figlio, considerandolo privo di responsabilità oppure ad incolparlo totalmente. Pian piano tendono a riconoscerlo come co-protagonista delle scelte compiute. Il gruppo ha la funzione di stimolare la coppia, attraverso il dialogo e il confronto, a considerare con più obiettività e distacco determinati comportamenti.

LE COMUNITA' TERAPEUTICHE

Le comunità terapeutiche sono strutture sociali di convivenza volte alla riabilitazione ed al reinserimento sociale delle persone che ad esse si rivolgono. Le comunità implicano che il soggetto progredisca da una certa condizione iniziale ad una finale, da raggiungere in un arco di tempo non sempre esplicitamente definito. Il cambiamento ha come punto di arrivo un soggetto “adulto”, maggiormente in grado di fronteggiare senza l’ausilio della droga stati interiori di disagio della vita quotidiana. Idea di fondo è che tale maturazione non possa avvenire spontaneamente, ma debba essere assistita in modo fermo, debba trovare cioè, un luogo, dei supporti e degli strumenti precisi per potersi realizzare.
Di solito, i principi generali su cui si basa una comunità sono:

  • rispetto della propria persona (igiene, cura sport…);
  • contatto più completo con la realtà (individuare soluzioni ai problemi, essere sicuri nelle scelte…);
  • conoscenza di sé (auto osservazione in relazione al quotidiano, analisi dei propri comportamenti, riflessioni…);
  • rinforzo di sé (accettare le frustrazioni derivanti dalla vita di comunità);
  • revisione dei rapporti con la famiglia e con il partner;
  • arricchimento culturale e degli interessi.

Ciò che si può imparare in comunità è accettare limiti e confini senza sentirsene necessariamente schiacciati.

Materiale gentilmento concesso dal Segretariato Sociale di Latina www.segretariatosocialelatina.it



 
 
 
   
 
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